Guido Horn d’Arturo

Nelle pagine di questo portale scopriremo un uomo e uno scienziato, grande precursore dei suoi tempi: Guido Horn d’Arturo.

Di origine triestina e discendente da una famiglia ebrea, Horn d’Arturo trascorre la maggior parte della sua vita a Bologna, vivendo da protagonista un periodo storico segnato da due conflitti mondiali e da una crisi economica che nel 1929 mette in ginocchio l’economia mondiale.

La cura con cui gestisce la Biblioteca Astronomica dell’Università di Bologna, arricchendola fino al suo pensionamento di preziosi volumi, e la fondazione di Coelum – una delle prime riviste italiane di divulgazione scientifica, a diffusione nazionale e internazionale, rivolta a esperti e non – indicano in modo inequivocabile il filo conduttore dell’esistenza di Horn: la ricerca e la diffusione della “luce della conoscenza”. L’interconnessione tra pensiero e parola, tra sapere e disseminazione è un concetto importante del Talmud, testo fondamentale dell’ebraismo, e nonostante Horn non sia osservante di alcun culto religioso, sicuramente aver vissuto gli anni della sua infanzia accanto alla figura del nonno paterno Raffaele Sabato Melli, rabbino di Trieste influenza la sua formazione culturale. Oggi questi principi fondamentali, perseguiti da Horn d’Arturo per tutta la vita, li troviamo pubblicati nell’articolo 27 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948 e nella Convenzione di Faro del 2005.

I contributi di Guido Horn d’Arturo alla scienza sono numerosi. Egli organizza diverse missioni all’estero e scrive articoli scientifici in merito ad alcuni fenomeni ottici su cui gli astronomi dibattono da tempo, come le ombre volanti e la goccia nera. Ma la sua intuizione più importante, a livello scientifico e tecnologico, è senza dubbio quella dello specchio a tasselli, un’invenzione che rivoluzionerà l’astronomia ottica.

A ispirare l’invenzione di Horn, negli anni Trenta del Novecento, vi è l’inizio della costruzione dell’allora più grande telescopio monolitico mai realizzato: quello di 5 m di diametro sul Monte Palomar, in California. Se la comunità scientifica internazionale esulta e si proietta in un futuro fatto di telescopi dalle dimensioni titaniche, Horn invece nutre dei dubbi, teme che si sia giunti al limite massimo di dimensioni – e, quindi, di potenza osservativa – nella realizzazione e nell’utilizzo di specchi monolitici.

La soluzione che egli escogita è una grande idea di ottica: sostituire uno specchio monolitico con un mosaico di specchi, tutti uguali, sagomati e opportunamente accostati, tali da ricostruire la superficie riflettente equivalente di uno specchio monoblocco. Si tratta di un’innovazione tecnologica senza precedenti, che getta le basi per la costruzione di tutti i moderni grandi telescopi terrestri, come il Southern African Large Telescope (11 m x 9,8 m – realizzato nel 2005) e il Gran Telescopio Canarias (10,4 m – realizzato nel 2007); e, ancora, per i telescopi del futuro, sempre più titanici, a oggi in costruzione: il Thirty Meter Telescope da 30 m di diametro, lo European Extremely Large Telescope da 39 m di diametro e il telescopio spaziale James Webb Space Telescope da 6,5 m di diametro. Per quest’ultimo, il lancio nello spazio è previsto per il 2019.

Dopo la scomparsa di Guido Horn d’Arturo, la famiglia ha voluto donare all’Università di Bologna l’intero archivio della sua corrispondenza epistolare, minuziosamente catalogata dallo stesso Horn.  Ed è proprio da quei carteggi che prende forma il nostro progetto: dare la giusta luce a questo geniale personaggio del Novecento, rendendone noti i meriti in ambito astronomico, ma anche l’aspetto umano, con la sua storia personale e le sue passioni.

Biografia cronologica

1879 – 1896

La sinagoga di Trieste

Guido Horn nasce a Trieste nel 1879, lo stesso anno di Albert Einstein, da una famiglia ebrea. Dopo la morte prematura del padre Arturo nel 1881, Horn trascorre gli anni dell’infanzia con la madre Vittoria a casa del nonno materno Raffaele Sabato Melli, rabbino della città.

L’ambiente triestino del giovane Horn è particolarmente stimolante dal punto di vista culturale. Ricordiamo la presenza di Umberto Poli (scrittore meglio noto come Umberto Saba) e Victor de Sabata (affermato direttore d’orchestra), entrambi di radici ebraiche, e ancora Arturo Castiglioni e Enrico Morpurgo, esponenti dell’alta borghesia israelitica.

Nonostante Horn sia costretto ad allontanarsi da Trieste per motivi di studio e di lavoro, la sua passione bibliofila lo mantiene in corrispondenza negli anni a venire con Umberto Saba e con la sua famosa Libreria Antiquaria.

1897 – 1902

Giorgio Morandi

Come molti giovani triestini, Horn compie gli studi in Austria, frequentando il quadriennio di Matematica, Fisica ed Astronomia alla Karl-Franzens Universität di Graz, passando poi a Vienna per il conseguimento del quinto anno di studi e della laurea, nel luglio del 1902.

Horn frequenta l’università viennese nello stesso periodo in cui Karl Kraus (scrittore, umorista, saggista) fonda la rivista politico-satirica Die Fackel e il compositore Arnold Schönberg comincia la sua rivoluzione musicale. Il periodo austriaco contribuisce a raffinare la sensibilità di Horn per le belle arti, al punto tale che nel corso della sua vita conosce diversi artisti bolognesi (tra cui Giorgio Morandi) e stringe amicizia con essi.

1903

Grazie agli studi in meteorologia approfonditi a Vienna, è assunto come assistente volontario presso l’I.R. Osservatorio Marittimo di Trieste.

1904 – 1907

Guido Horn

Diviene assistente effettivo dell’Osservatorio Marittimo di Trieste. Effettua osservazioni meteorologiche e mareografiche, osservazioni di stelle al loro passaggio in meridiano, misurazioni del tempo e regolazione di oltre cento cronometri affidati dalla marina mercantile dei Lloyd all’Osservatorio Marittimo.

1907 – 1909

Nel luglio del 1907 entra nell’Osservatorio Astronomico di Catania finalmente come astronomo, con il ruolo di primo assistente. Durante gli anni trascorsi a Catania, grazie all’attrezzatura presente in Osservatorio, Horn ha l’occasione di fotografare ben quattro comete al loro passaggio al perielio: Halley, Morehouse, Daniel e 1910a.

1909 – 1911

Da Catania si trasferisce all’Osservatorio di Torino come astronomo aggiunto, dove effettua osservazioni di oggetti celesti al meridiano.
Esordisce nell’attività editoriale con la direzione della Rivista di Astronomia e Scienze affini della Società Astronomica Italiana.

1911 – 1915

La torre della Specola di Bologna

A novembre del 1911, Horn si trasferisce a Bologna su proposta del Direttore dell’Osservatorio Michele Rajna. Qui ha modo di portare a compimento il lavoro scientifico iniziato a Torino e di tracciare alcune carte celesti, destinate a mettere in luce la distribuzione delle nebulose e degli ammassi stellari all’interno della Via Lattea.
Durante l’anno accademico 1911-12, sostituisce Rajna in una ventina di lezioni, trattando l’Astronomia sferica sulla traccia delle lezioni tenute a Milano dall’astronomo Giovanni Schiaparelli. Ottenuta l’abilitazione alla libera docenza, si appresta a fare la scalata ai ranghi della carriera accademica, forte di un curriculum di tutto rispetto e di una nutrita lista di pubblicazioni.

1915 – 1918

Lo scoppio della Grande Guerra porta Horn a lasciare temporaneamente la carriera accademica: il 29 maggio del 1915 si arruola come volontario al fronte in difesa del Regno d’Italia. Tornerà alla sua cattedra bolognese soltanto a guerra finita.
La carriera militare lo porta al raggiungimento del grado di sottotenente della 18Batteria Bombardieri. Nei mesi successivi all’esecuzione del patriota italiano Cesare Battisti (1916) matura la decisione di connotare di un tratto italiano il proprio cognome, che suona troppo austriaco, sostituendo all’originale Horn il cognome d’Arturo, con riferimento al nome del padre e alla stella ben visibile nella costellazione del Boote. A guerra conclusa decide di mantenere entrambi i cognomi.

1920

Aprile 1920. Horn diventa astronomo aggiunto all’Osservatorio del Collegio Romano.

1921

Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, diventa ufficialmente Guido Horn d’Arturo.
Il 25 gennaio, con la morte di Michele Rajna, la allora Regia Università di Bologna richiama d’urgenza Horn da Roma per dirigere l’Osservatorio universitario, sebbene ancora con la qualifica di astronomo aggiunto.
Nell’ottobre dello stesso anno conosce Albert Einstein, anch’egli ebreo e suo coetaneo, invitato da Federigo Enriques a tenere alcune conferenze presso l’Ateneo bolognese. Impegni improrogabili fuori città impediscono a Horn di assistervi, ma grazie a Enriques riesce comunque a incontrare il celebre fisico. Horn stima enormemente Einstein, al punto tale da istituire, nella biblioteca dell’Osservatorio bolognese, un settore dedicato alla relatività. La raccolta comprende lo storico articolo Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie, firmato da Einstein qualche anno prima e pubblicato dalla rivista Annalen der Physik nel 1916, nonché l’articolo Über die spezielle und die allgemeine Relativitätstheorie del 1921.

Lo stesso anno, riceve dal Ministero della Pubblica Istruzione il prestigioso premio Stambucchi, insieme al matematico Giovanni Silva.

1922 – 1923

La scrivania di Horn al museo della Specola

Tra i fenomeni scientifici che stimolano la curiosità di Horn vi è l’effetto goccia nera, ovvero l’apparente deformazione dei profili di due corpi in contatto reale o apparente. Il fenomeno, studiato solo a partire dal 1761 in occasione del transito di Venere sul disco solare, viene spiegato da Horn come una conseguenza di effetti di astigmatismo in chi osserva.

Grazie a Horn, la biblioteca universitaria si arricchisce sempre più di prestigiosi volumi. Accanto alle opere di Einstein compaiono gli autorevoli commenti del matematico Guido Castelnuovo (Spazio e tempo secondo le vedute di Einstein, 1923) e dell’astrofisico Arthur Eddington (Sur la théorie de la relativité, 1924).

1925

Vince il concorso a cattedra: diventa professore straordinario.

1926

Durante la spedizione a Chisimajo (Oltregiuba)

Organizza una missione in Oltregiuba, l’odierna Somalia, per l’osservazione dell’eclisse totale di Sole del 14 gennaio. È l’anno della prima impresa italiana di grandi proporzioni, sia dal punto di vista scientifico sia per il contributo organizzativo e finanziario. Il Ministero della Pubblica Istruzione finanzia l’impresa con l’allora esorbitante somma di 50.000 lire. L’obiettivo è quello di osservare la corona e le protuberanze solari nel corso dell’eclisse. Alla missione italiana prendono parte anche l’astronomo catanese Luigi Taffara, osservatore in Crimea dell’eclisse solare del 1914, l’ingegnere e senatore Guglielmo Mengarini, esperto fotografo, e il geofisico Luigi Palazzo.
A seguito delle numerose pubblicazioni dei risultati scientifici ottenuti, la spedizione in Africa sancisce il successo internazionale dell’astronomia italiana e del lavoro di Horn.

1928

Diventa professore ordinario.

1931

Fonda la rivista Coelum, che dirigerà fino alla morte. La rivista risponde all’esigenza, da più parti avvertita, di un periodico di alta divulgazione per gli esperti e i meno esperti di astronomia.
Per la creazione di Coelum, Horn si ispira al periodico milanese L’Astrofilo, alle Circolari del Gruppo Astrofili Bononia e alle opere dell’illustre divulgatore francese Camille Flammarion. È la prima rivista italiana di divulgazione astronomica con diffusione nazionale e internazionale.

1932 – 1936

Disegno degli anni Trenta che illustra pianta, sezione e prospetto per la posa in opera del telescopio Zeiss da 60 cm nella cupola girevole di Loiano

Al 1932 risalgono le prime idee di Horn per la progettazione del telescopio con specchio a tasselli. A questo strumento egli dedicherà le proprie ricerche fino agli ultimi mesi della sua vita.

A seguito di un sostanzioso lascito della signora Bianca Montanari, vedova di Adolfo Merlani (assistente universitario e appassionato di astronomia), si concretizza la possibilità di realizzare la Stazione Astronomica della Regia Università di Bologna, già da tempo auspicata dal predecessore Rajna. Il sito, scelto al di fuori della città per far fronte al crescente inquinamento luminoso del centro urbano, viene individuato su Monte Orzale, sull’Appennino Tosco-Emiliano (comune di Loiano). I lavori, seguiti personalmente e minuziosamente da Horn, si concludono nel novembre del 1936; il 15 dello stesso mese la Stazione viene inaugurata. La cupola ospita un moderno telescopio riflettore da 60 cm di diametro con ottica Zeiss, la migliore dell’epoca. La notte tra il 21 e il 22 dicembre viene realizzata la prima osservazione fotografica.

1936

Organizza una nuova spedizione, questa volta nel Peloponneso, per l’osservazione dell’eclisse totale di Sole del 19 giugno.

1938 – 1944

Il nome di Horn figura nella Rubrica speciale degli ebrei stranieri, emessa dal Ministero degli Interni nel 1938. Da lì a breve le leggi razziali lo costringono ad abbandonare la cattedra di Astronomia e la direzione dell’Osservatorio bolognese. Sarà sostituito dall’astronomo istriano Francesco Zagar.

Cerca di sottrarsi alla persecuzione, chiedendo di andare a lavorare presso la Specola Vaticana, ma riceve una risposta negativa.

Cessano le sue pubblicazioni su Coelum e su Le Memorie dell’Accademia delle Scienze di Bologna, in cui dal 1928 comunica ininterrottamente i dati meteorologici raccolti alla Specola.

Rimane inizialmente a Bologna, ma successivamente si rifugia a Faenza dove, grazie al supporto del caro amico Giovanni Battista Lacchini, riesce a nascondersi e scampare alla polizia nazista. 

 

1945

Horn e collaboratori a Loiano

Finita la guerra e ormai libero dalle persecuzioni razziali, nel maggio del 1945 riprende il suo posto all’Osservatorio Astronomico bolognese. Non torna però ad abitare nelle sue stanze nella torre della Specola, ancora occupate da Zagar. Trascorreranno diversi mesi prima che quest’ultimo decida di trasferirsi altrove e riconsegnare gli appartamenti al vecchio “proprietario”.

Horn non è uomo di facili ripicche e nella biblioteca bolognese troviamo sia le opere di Giuseppe Loreta, un suo collaboratore attivo nella propaganda anti israelitica, sia quelle di Zagar, il quale viene addirittura recensito su Coelum nel 1948.
Al rientro a Bologna, Horn si ritrova non solo a dover recuperare il tempo perduto nei sette lunghi anni di esilio, ma anche a rimettere in sesto tutto quello che era riuscito a concretizzare, fino al 1938, nell’ambiente universitario: la Stazione osservativa di Loiano era stata gravemente danneggiata e saccheggiata dal passaggio del fronte; della rivista Coelum era stata interrotta la stampa; lo specchio a tasselli era ancora incompleto.

1952 – 1955

Horn sul tetto della Specola di Bologna

Dopo importanti lavori di ristrutturazione alla Torre della Specola, Horn posiziona e inaugura il nuovo telescopio: lo specchio, con un diametro di 1,80 m e costituito da 61 tasselli esagonali incastrati a “nido d’ape”, è il prototipo dei moderni multi mirror.

Con il nuovo strumento, Horn scopre alcune stelle variabili. Si convince sempre più che il futuro dell’ottica astronomica sta nell’utilizzo della sua invenzione. Sulla base di questa convinzione, progetta la più grande superficie riflettente del mondo: uno specchio a tasselli con diametro di 5,10 m, posizionato sul fondo della caverna n.8 delle Grotte di Castellana. Purtroppo il progetto resta tale per mancanza di fondi.

1955 – 1965

IX convegno SAIt Bologna, 23-25 ottobre 1965

Sono anni ricchi di riconoscimenti scientifici e accademici per il grande veterano dell’astronomia bolognese, che continua nella direzione di Coelum e nella cura della biblioteca anche dopo la pensione (avvenuta il 1 novembre 1957).
Nel 1955 viene nominato professore emerito della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Bologna. Nel 1957 viene insignito della nomina di Commendatore al Merito della Repubblica. Nel 1958 riceve il diploma di I classe con medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.

Nel 1965, in occasione della IX assemblea della Società Astronomica Italiana (SAIt), riceve la medaglia ricordo da parte degli allievi. Probabilmente è il riconoscimento più gradito.

1967

La tomba di Guido Horn d'Arturo al Cimitero del Verano (Roma)

Guido Horn d’Arturo si spegne il 1 aprile del 1967, a 86 anni, avendo fatto proprio il motto che fu del fondatore della Specola bolognese, il conte Luigi Ferdinando Marsili: Nihil mihi, ovvero Nulla è per me, tutto è per la collettività, nel senso che la cultura è cosa pubblica, non un affare di pochi. Mai insegnamento fu più attuale.